Acquedotto

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lunedì 14 settembre 2015

Nicola Bellomo, l’unico ufficiale italiano fucilato per crimini di guerra





Nicola Bellomo è stato un generale italiano, che combatté nella prima e nella seconda guerra mondiale. Nella prima fu decorato con la Croce di Cavaliere dell’ordine militare d’Italia. Mentre nel secondo conflitto fu chiamato in servizio nel 1941, come Comandante del Presidio Militare di Bari.
Un giorno riuscì a catturare un gruppo di incursori britannici, da lì la sua storia assumerà dei risvolti controversi.


I paracadutisti britannici si resero protagonisti dell’esplosione e il danneggiamento dei ponti-canale Tragino e Ginestra. Bellomo guidò la ricerca dei colpevoli, nel giro di tre giorni riuscì a catturare 35 uomini del comando. Questi furono subito tradotti nel campo di prigionia di Torre Tresca a Bari.
Una notte due di loro tentarono la fuga, si trattava del capitano George Playne e il tenente Roy Roston Cookie. Entrambi furono riacciuffati immediatamente.
Bellomo ordinò ai due evasi di mostrargli da dove erano evasi, durante il cammino tentarono di nuovo la fuga, il Generale ordinò di sparare e uno dei due perse la vita.

Dopo l’armistizio del 1943, Bellomo rimase fedele al nuovo Governo Badoglio. Si rese protagonista di un episodio che favorì lo sbarco Alleato nel porto di Bari. In quell’occasione Bellomo riuscì a reclutare un piccolo numero di militari, attaccando con successo i tedeschi che batterono in ritirata lasciando campo allo sbarco Alleato.

Il 28 giugno 1944, la polizia militare britannica arrestò Bellomo con la seguente motivazione: “per aver sparato o fatto sparare contro due ufficiali britannici, causando la morte di uno di essi e il ferimento dell'altro”.
Dopo un anno di prigionia arrivò la sentenza finale. Bellomo si difese spiegando che ordinò di sparare a Cookie e Playne soltanto quando scattarono in avanti per fuggire, si dichiarò responsabile dell’ordine dato, aggiungendo che non fu comunque lui a sparare.
Prima del processo britannico erano già state condotte due inchieste a suo tempo: una dal Regio Esercito e l’altra dalla Croce Rossa. Entrambe confermarono la ricostruzione di Bellomo, quella che i due britannici furono fucilati soltanto dopo aver tentato la fuga e non prima. Ma nel nuovo processo non venero prese in considerazione.
Le testimonianze contro Bellomo furono alquanto confuse e contraddittorie. I quattro militari italiani che erano con il Generale quella notte dichiararono tutti che non furono loro a sparare contro i due evasi.
Per capire quanto fu confuso il processo, basti pensare che Bellomo fu accusato di aver sparato lui stesso con la pistola Colt Pocket requisita prima ai prigionieri inglesi, quando invece gli evasi furono raggiunti da colpi di fucile.
Secondo Peter Tompkins, Bellomo fu vittima di un complotto badogliano, con l’interesse di eliminare uno scomodo testimone della fuga post armistizio.

Nicola Bellomo fu condannato a morte, giudicato colpevole di “crimini di guerra”, fu fucilato l’11 settembre 1945.