Nicola Bellomo è stato un generale italiano, che combatté
nella prima e nella seconda guerra mondiale. Nella prima fu decorato con la Croce di Cavaliere
dell’ordine militare d’Italia. Mentre nel secondo conflitto fu chiamato in
servizio nel 1941, come Comandante del Presidio Militare di Bari.
Un giorno riuscì a catturare un gruppo di incursori
britannici, da lì la sua storia assumerà dei risvolti controversi.
I paracadutisti britannici si resero protagonisti
dell’esplosione e il danneggiamento dei ponti-canale Tragino e Ginestra. Bellomo
guidò la ricerca dei colpevoli, nel giro di tre giorni riuscì a catturare 35
uomini del comando. Questi furono subito tradotti nel campo di prigionia di
Torre Tresca a Bari.
Una notte due di loro tentarono la fuga, si trattava del
capitano George Playne e il tenente Roy Roston Cookie. Entrambi furono
riacciuffati immediatamente.
Bellomo ordinò ai due evasi di mostrargli da dove erano
evasi, durante il cammino tentarono di nuovo la fuga, il Generale ordinò di
sparare e uno dei due perse la vita.
Dopo l’armistizio del 1943, Bellomo rimase fedele al nuovo
Governo Badoglio. Si rese protagonista di un episodio che favorì lo sbarco
Alleato nel porto di Bari. In quell’occasione Bellomo riuscì a reclutare un
piccolo numero di militari, attaccando con successo i tedeschi che batterono in
ritirata lasciando campo allo sbarco Alleato.
Il 28 giugno 1944, la polizia militare britannica arrestò
Bellomo con la seguente motivazione: “per
aver sparato o fatto sparare contro due ufficiali britannici, causando la morte
di uno di essi e il ferimento dell'altro”.
Dopo un anno di
prigionia arrivò la sentenza finale. Bellomo si difese spiegando che ordinò di
sparare a Cookie e Playne soltanto quando scattarono in avanti per fuggire, si
dichiarò responsabile dell’ordine dato, aggiungendo che non fu comunque lui a
sparare.
Prima del processo
britannico erano già state condotte due inchieste a suo tempo: una dal Regio
Esercito e l’altra dalla Croce Rossa. Entrambe confermarono la ricostruzione di
Bellomo, quella che i due britannici furono fucilati soltanto dopo aver tentato
la fuga e non prima. Ma nel nuovo processo non venero prese in considerazione.
Le testimonianze
contro Bellomo furono alquanto confuse e contraddittorie. I quattro militari
italiani che erano con il Generale quella notte dichiararono tutti che non
furono loro a sparare contro i due evasi.
Per capire quanto
fu confuso il processo, basti pensare che Bellomo fu accusato di aver sparato
lui stesso con la pistola Colt Pocket requisita prima ai prigionieri inglesi,
quando invece gli evasi furono raggiunti da colpi di fucile.
Secondo Peter
Tompkins, Bellomo fu vittima di un complotto badogliano, con l’interesse di
eliminare uno scomodo testimone della fuga post armistizio.
Nicola Bellomo fu
condannato a morte, giudicato colpevole di “crimini di guerra”, fu fucilato
l’11 settembre 1945.