Acquedotto

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mercoledì 29 luglio 2015

29 luglio 1900: Regicidio in Italia



Era il 29 luglio 1900, quando a Monza avvenne il primo e unico regicidio italiano, a farne le spese Re Umberto I.
Il fatto avvenne durante la cerimonia di chiusura di un concorso ginnico organizzato dalla società sportiva Forti e Liberi. Per tale evento non furono prese particolari misure di sicurezza.
L'Italia aveva trovato l'unità da pochi anni, la nuova monarchia aveva cacciato i Borboni dal sud, imponendosi come una dittatura per certe zone meridionali. Nacquero bande di briganti che si ribellarono al nuovo Re. 
Non c'erano solo i briganti da tenere a bada, ma anche gli affamati, erano trascorsi soltanto due anni dalla sanguinosa repressione contro i Moti di Milano.

Nonostante ciò, nessuno si aspettava un attentato al Re.
Re Umberto I se ne stava tranquillo nella sua bella carrozza, mentre procedeva nella sua Marcia Reale salutato e accolto fra gli applausi della folla.
Fu proprio tra la folla che sbucò una rivoltella che cominciò a sparare contro il Re. Forse esplosero tre colpi, ne bastarono due di questi per diventare mortali al Re Umberto I, infatti, una pallottola gli perforò un polmone e un'altra il cuore.

L'attentatore fu un certo Gaetano Bresci, emigrato in America e tornato in Patria per compiere questo atto estremo.
Bresci nacque nel 1869 a Coiano in provincia di Prato. Da giovane aderì a movimenti anarchici, per questo fu confinato a Lampedusa e schedato come "anarchico pericoloso". Dopo aver ricevuto l'amnistia nel 1896 sbarcò in America dove trovò lavoro in industria tessile.
Dietro l'attentato al Re forse c'era lo zampino di Maria Sofia di Borbone, che aveva ottimi contatti con gli ambienti anarchici.
Bresci fu condannato all'ergastolo, il 22 maggio 1901 fu trovato morto impiccato all'interno della sua cella, utilizzando un lenzuolo come cappio.
Il suicidio di Bresci non è mai stato convincente, l'anarchico attendeva un'eventuale liberazione da parte dei suoi compagni politici, e tra l'altro non aveva mai mostrato segni di depressione.

Dopo la morte Bresci rimase senza una tomba, probabilmente il corpo fu gettato in mare.
La salma del Re fu tumulata invece nel Pantheon, mentre a Monza fu eretta la Cappella Espiatoria in sua memoria.
Tuttavia Bresci col suo attentato si guadagnò la stima negli ambienti repubblicani e in alcuni di sinistra, oltre a quelli anarchici. Fu proprio un giovane socialista rivoluzionario a incidere con un sasso sulla Cappella Espiatoria "Monumento a Bresci", il giovane fu portato lì dal primo sindaco socialista di Monza Ezio Riboldi, e quel giovane rivoluzionario si chiamava Benito Mussolini.