Mario Acquaviva nacque nel 1900 ad Acquapendente, ma fu
presto adottato dalla cittadina di Asti, alla quale rimase sempre legato.
Dopo una gioventù turbolenta che gli costò il carcere più di
una volta, si invaghì dell’ideologia comunista, iscrivendosi alla Federazione
Giovanile Comunista Italiana nel 1921.
Ben presto approdò tra le fila del Partito Comunista di
Asti, ritagliandosi un ruolo di primo piano, ma il suo attivismo gli costò
l’arresto e sei anni di reclusione.
Uscito da prigione, nel 1932, ripristinò subito i rapporti
con i vecchi compagni, ma qualcosa era già cambiato.
Mosca ordinava ai partiti satellite di seguire un comunismo
attivo ma attendista, gli eventi futuri, infatti, offrirono ottime opportunità.
Un comunismo detto “centrista”.
Acquaviva era un comunista vero, un fervente rivoluzionario e non si piegò al volere di
Mosca, che lo ripudiò, espellendolo per “frazionismo trotzkista”.
Deposto dai comunisti e odiato dai fascisti, la vita di
Acquaviva si fece più difficile, ma lui proseguì per la sua strada, non
rinnegando mai il suo antico ideale.
Durante la guerra fu nuovamente arrestato per un breve
periodo, scontata la pena, scappò nel nulla per riapparire dopo il 25 aprile
1945.
Finita la guerra continuò credere nel comunismo
rivoluzionario, mantenne i contatti con alcuni compagni. Le sue idee trovarono
un crescente consenso ad Asti e in Piemonte.
Questo non fece altro che alimentare ancor di più i
contrasti con il Partito Comunista Italiano che, sconfitto il fascismo, voleva
dominare l’Italia post-guerra.
Acquaviva non rispettava i comandi ordinati dal PCI. La “purga”
era ormai dietro l’angolo.
Era l’11 luglio 1945, quando in una tranquilla via di Casal
Monferrato, un killer sorprese Mario Acquaviva, freddandolo con la sua pistola.
Paradossalmente Acquaviva ebbe più vita facile col fascismo
che col comunismo. È vero che entrò e uscì da galera più volte durante la
dittatura, ma almeno non perse la vita per credere nel suo ideale, cosa che
successe invece sotto il PCI, nell’arco di un paio di mesi.
La sinistra ha tappezzato l’Italia di Vie dedicate ai suoi
personaggi e simpatizzanti, per Mario Acquaviva, comunista doc, non ne esiste
una.