Acquedotto

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mercoledì 26 agosto 2015

Ghino di Tacco, ladro gentiluomo






Ghino di Tacco visse fra il 1200 e il 1300, nacque presso La Fratta, rampollo della nobile famiglia Cacciaconti Monacheschi Pecorai.
La sua attività di brigantaggio iniziò quando ancora minorenne, la banda era composta da: il padre, il fratello e uno zio.
Nel 1279 la banda occupò e diede alle fiamme il castello di Torrita di Siena, né seguì uno scontro con Jacopino da Guardavalle. Questo episodio motivò la successiva condanna a morte del padre e dello zio di Ghino quando furono tutti catturati nel 1285. La sentenza fu emanata dal giudice Benincasa da Laterina.
Ghino e suo fratello si salvarono perché minorenni.


Ghino di Tacco tornò subito in attività, conquistò presto la rocca di Radicofani, questa svettava su un importante via di passaggio per Roma, la via Francigena.
Sulla via Francigena Ghino di Tacco metteva a segno le sue incursioni. I suoi modi gli valsero l’appellativo di “ladro gentiluomo” o “brigante buono”. Infatti, alle vittime derubate lasciava sempre un minimo per sopravvivere, invece i poveri e gli studenti li lasciava sfilare tranquillamente via.
Ghino non smise mai di covare un certo odio contro lo Stato Pontificio e il giudice Benincasa. Così un giorno radunò 400 uomini, si mise alla testa del gruppo guidandolo verso Roma, lì cercò Benincasa e quando lo trovò, lo decapitò, infilando la sua testa su una pica, portandola alla rocca come un trofeo.

La redenzione di Ghino, ci fu quando catturò l’abate di Cluny, stretto collaboratore del papa, in viaggio verso San Casciano dei Bagni per curare il suo mal di fegato e stomaco con le acque termali.
L’abate fu catturato prima da Ghino, che lo rinchiuse nella sua rocca, cibandolo di pane, fave e vernaccia.
La strana dieta curò i mali dell’abate, che si sentì riconoscente verso il bandito. Così pregò papa Bonifacio VIII di perdonarlo. Non solo il papa accettò, ma lo nominò Cavaliere di S.Giovanni e Friere dell'ospedale di Santo Spirito.
Così come la nascita, anche la morte resta incerta. Forse morì nel 1320 nell’odierna Sinalunga nel tentativo di placare una rissa.