Acquedotto

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lunedì 3 agosto 2015

Luigi Capriolo, operaio partigiano impiccato sotto un altro nome





Luigi Capriolo nacque a Cinzano, in provincia di Torino, il 10 novembre 1902. Sin da giovane si dimostrò comunista convinto, s’iscrisse al Partito Comunista d’Italia all’età di 19 anni.
Capriolo diventò presto un attivista, la sua personale rivoluzione partiva dalle fabbriche, ambienti che conosceva benissimo, lui stesso era tornitore nelle officine SIAM.

Nel 1927 si rese protagonista delle agitazioni avvenute in alcune fabbriche della sua zona, distribuendo volantini e incitando gli operai all’odio di classe.
La sua attività sovversiva gli costò sette anni e mezzo di reclusione. Appena uscì dal carcere, riprese la sua attività politica col PC, e fu di nuovo messo in carcere per altri sette anni.

Tornato in libertà, nel pieno svolgimento della guerra, Capriolo, da buon comunista rivoluzionario, intuì subito che il popolo doveva armarsi.
Nel 1943, fu tra gli organizzatori degli scioperi contro il fascismo, che da lì a poco fu destituito col suo Duce.
Dopo l’arresto di Mussolini, Capriolo si organizzò per chiedere le armi al generale Enrico Adami Rossi, che rifiutò e si consegnò ai tedeschi.
Diventò un importante membro del CLN di Piemonte, svolgendo attività organizzative e di collegamento fra le varie formazioni della zona, inoltre fondò il giornale La Riscossa Italiana, dove incitava il popolo alla lotta partigiana.

Nell’estate del 1944, fu catturato dalle SS, che gli trovarono addosso i documenti di Pietro Sulis, un garibaldino della Val di Lanzo.
Perché Capriolo aveva con sé i documenti di Sulis è poco chiaro. Secondo l’ANPI si trattò di una copertura, ma a cosa servì questa copertura poiché Sulis era un obiettivo delle SS?
Infatti, Luigi Capriolo, che per i nazisti era Pietro Sulis, fu brutalmente torturato. Capriolo non confessò la sua vera identità e, dopo le torture, le SS lo impiccarono a morte a Villafranca d’Asti il 3 agosto 1944, sotto il nome di Sulis.