Il 16 agosto 1944, tre giovani partigiani vengono impiccati
nella piazza principale di Rimini, verranno ricordati come “i Tre Martiri”.
Tutti e tre facevano parte dei GAP Gastone Sozzi: Luigi Nicolò
morì a 22 anni, Mario Capelli 23 anni e Adelio Pagliarani 19 anni.
Il motivo della rappresaglia fu il sabotaggio ad una
trebbiatrice, che doveva lavorare il grano destinato ai nazisti. Durante la
missione, un gappista fu visto e riconosciuto, in seguito verrà catturato.
Il gappista catturato fu torturato sino a estorcergli i nomi
dei suoi compagni. Questi crollò e confessò.
Capelli, Nicolò e Pagliarani furono così sorpresi e
prelevati dai nazisti il 14 agosto. Assieme a loro c’era anche un quarto compagno,
Alfredo Cecchetti, che riuscì a scappare.
I tre partigiani vennero torturati per ottenere altri nomi e
varie informazioni. A differenza del compagno spione, i tre partigiani non
tradirono i loro amici, difendendo il loro ideale anche a costo della morte.
Un tribunale tedesco, dopo due giorni di torture, decretò la
condanna a morte tramite impiccagione.
I tre giovani affrontarono con coraggio la forca. Secondo la
testimonianza del partigiano Libero Angeli, Mario Capelli prima di morire ma
col cappio già intorno al collo gridò: “Viva Stalin!”, e gli altri compagni con
un filo di voce gli fecero eco.
Per onorare la memoria, la piazza è tuttora chiamata Piazza
Tre Martiri.