Francesco Ferrucci nacque a Firenze il 14 agosto 1489,
figlio di mercanti ma la sua indole era per la battaglia. Da ragazzo fece parte
dei “Fanciulli di Savonarola” e all’età di 38 anni stava nelle “Bande Nere”.
Nel 1528 fu nominato commissario di Empoli, ma ben presto il
suo nome si legherà alla città di Volterra e al rivale Maramaldo.
Nel 1530 Volterra insorse contro la Signoria e Ferrucci fu
mandato lì per placare la rivolta.
Poco tempo dopo, alle porte della città ribelle, si presentò
Fabrizio Maramaldo con i suoi combattenti. Quest’ultimo era un capitano di
ventura al soldo degli spagnoli.
Nella città era ancora presente Ferrucci, e il Maramaldo
inviò un messo per invitarlo a lasciare la città, ma questi rifiutò, intimando
al messo di non tornare mai più da lui altrimenti l’avrebbe impiccato.
Ferrucci mantenne la parola, quando il messo tornò in città
per creare zizzania fra i cittadini.
Presto Maramaldo passò all’azione, assediando la città.
Ferrucci riuscì a resistere, ottenendo un’improbabile vittoria. Sul campo di
battaglia entrambi gli schieramenti lasciarono più di 500 morti.
Dopo questa battaglia, ne seguì un’altra, quella di
Gravinana. Ferrucci si scontrò a campo aperto contro le truppe di Filiberto di
Chalos. Quest’ultimo morì in battaglia, mentre Ferrucci, ormai ferito, fu fatto
prigioniero e portato al vecchio rivale Maramaldo.
La salute di Ferrucci era precaria, ferito seriamente a un
ginocchio e probabilmente malato di malaria.
Maramaldo non vedeva l’ora di vendicare la sua sconfitta e
la morte dell’amico messo, giustiziato in precedenza da Ferrucci. Ordinò ai
suoi soldati pestare a sangue il prigioniero, ma questi, per onor di
cavalleria, si rifiutarono.
Allora il Maramaldo spogliò il prigioniero e cominciò a
picchiarlo, infine lo trafisse con una spada in gola. Prima di morire Ferrucci
si rivolse a lui: “Vile, tu uccidi un uomo morto!”
Negli anni a venire, la giustizia storica ha ricordato
Francesco Ferrucci come simbolo di orgoglio e coraggio patriottico, al
contrario di Fabrizio Maramaldo il cui nome diventò sinonimo di: “persona malvagia e prepotente contro i deboli o gli
indifesi”.