Acquedotto

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giovedì 6 agosto 2015

Enrico Toti, eroe della Grande Guerra che combattè con una gamba sola



Enrico Toti nacque a Roma il 20 agosto 1882, fu protagonista di una vita incredibile, vissuta per molti anni con una gamba sola. La sua tenacia lo portò alla fine a diventare un eroe nazionale.


L'incidente della gamba risale al 1908, quando Toti già lavorava nelle Ferrovie dello Stato da qualche anno. Quel giorno scivolò e rimase con la gamba incastrata negli ingranaggi delle locomotive, che gli stritolarono la gamba, in ospedale non ci fu molto da fare e questa gli venne amputata.
Rimasto successivamente senza lavoro, si dedicò alle invenzioni, come uno spazzolino protettore per biciclette e una benda di sicurezza per cavalli, tutte conservate al Museo storico dei bersaglieri a Roma.

La sua passione era la bicicletta. Nel 1911 affrontò una sfida coraggiosa e al quanto incredibile. In un anno attraversò l'Europa pedalando con una gamba sola: arrivò prima a Parigi, poi passò per il Belgio, la Danimarca, sino alla Finlandia, per poi riscendere attraversando la Russia e la Polonia.
Rientrato in Italia, voleva ripetere il tour ma questa volta in Medio Oriente, ma il suo viaggio durò poco perché le autorità inglesi lo fermarono e giudicarono il percorso troppo pericoloso.

Dopo pochi anni scoppiò la Prima Guerra Mondiale. Toti inviò più volte la sua domanda per partire volontario, ma fu sempre respinta a causa della menomazione. Non si perse d'animo, prese la sua fedele bicicletta, e raggiunse il fronte di Cervignano del Friuli. Dopo poco tempo però, una pattuglia di carabinieri lo rispedì a casa.
Al caso Toti s’interessò il Duca d'Aosta, che riuscì a farlo arruolare come volontario civile. Toti realizzò il sogno di far parte del terzo battaglione Bersaglieri ciclisti. Fu accolto calorosamente dai suoi nuovi compagni e dal comandante Rizzini.

Il 6 agosto 1916 fu l'epilogo di Enrico Toti. Si combatteva la sesta battaglia dell'Isonzo, Toti e il suo reparto attaccarono Quota 85 nei pressi di Montefalcone.
Durante l'attacco, Toti fu ferito più volte mentre continuava a lanciare bombe contro il nemico austriaco. Ridotto in fin di vita, come ultimo gesto lanciò la sua stampella contro il nemico, gridandogli: "Nun moro io!". Colpito dall'ennesima pallottola, baciò per l'ultima volta il piumetto del suo elmetto e si spense sul campo di battaglia.