Quando leggiamo la storia di Manrico Ducceschi, ci viene
spontaneo chiederci: la sua Resistenza valeva meno di altre?
Manrico Ducceschi, nome di battaglia “Pippo”, intraprese una
lotta partigiana particolare. Non si rese protagonista tramite qualche
sabotaggio o qualche attentato, la brigata di Pippo si comportò come un
regolare reparto in guerra.
Conobbe la
Resistenza nei gruppi di Giustizia e Libertà, inquadrati nel
Partito d’Azione, ma in breve tempo costituì la prima Brigata Rosselli, che poi
cambiò nome in Esercito di Liberazione Nazionale – XI Zona Patrioti.
Ducceschi riuscì a instaurare ottimi rapporti con gli
americani, anche grazie al recupero d’importanti documenti segreti che
riguardavano la battaglia contro i giapponesi nel Pacifico.
Gli americani fornirono a Ducceschi armi e divise, la banda
cambiò nome in “Battaglione Autonomo Patrioti Italiani Pippo”. Addirittura
assunsero il controllo di una vasta zona nella Linea Gotica, contrastando con
successo i tedeschi e gli italiani della RSI.
Dopo lo sfondamento della Linea Gotica, Pippo e i suoi
procedettero al fianco degli Alleati sino all’entrata dentro Milano.
Finita la guerra, la formazione di Pippo fu sciolta con
l’onore delle armi.
Finita la guerra, gli Alleati premiarono Pippo con la Bronze Star Medal al valor
militare.
L’Italia e il resto della Resistenza non conferirono nessuna
medaglia e nessun riconoscimento a Pippo. L’americanismo di Pippo non era ben
gradito nella nuova Italia che si andava formando, forse era visto anche con
inquietudine da qualcuno.
I rapporti fra Pippo e gli altri partigiani arrivarono alla
collisione. Il primo sfidò tutti annunciando che avrebbe denunciato alcuni
abusi da parte di certi gruppi. Ciò non avvenne mai, perché Pippo fu trovato
misteriosamente morto impiccato nella sua casa di Lucca.