Acquedotto

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martedì 11 agosto 2015

Livia Gereschi, la vita per la salvezza degli italiani dalle SS





Livia Gereschi nacque a Pisa il 7 gennaio 1910.
Prima della seconda guerra mondiale era un insegnante laureata in lingue straniere.
Quando i nazisti occuparono l’Italia, Pisa venne sfollata, così Livia partì per Pugnano, dove era presente già sua madre. Molti sfollati, compresa Livia, trovarono rifugio presso una stalla adattata come ricovero.

Quando i nazisti arrivarono nei pressi de La Romagna, cominciarono i rastrellamenti, per scovare eventuali partigiani che potevano rendere difficoltoso il loro transito.
Il rastrellamento coinvolse drammaticamente i rifugiati della zona. Almeno trecento persone furono prelevate e portate a Forcetta. Tra queste c’era anche Livia Gereschi.
In questo clima di morte emerse l’eroismo di Livia Gereschi. Lei, che ben conosceva il tedesco, provò disperatamente a spiegare ai nazisti che le persone prelevate non erano partigiani, ma civili comuni.
Livia ottenne la salvezza per molte donne e bambini, ma il resto di loro fu portato a Ripafratta. I prigionieri subirono poi una selezione, i più forti e adatti furono spediti nei campi di lavoro in Germania, gli altri furono portati nella scuola di Nozzano.

La scuola elementare di Nozzano era un centro di tortura, i 69 prigionieri civili subirono quattro giorni di tortura.
Dopo le torture ci fu un ulteriore selezione, l’ultima per alcuni, che vennero portati a morire presso il comune di Messarosa. Quell' 11 agosto 1944 tra i fucilati c’era anche Livia Gereschi.