Acquedotto

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domenica 2 agosto 2015

Esplosione della Leonardo Da Vinci: 249 morti, fu un attentato?





La Leonardo Da Vinci fu una nave da battaglia della Regia Marina, un gioiello navale tutto italiano, che entrò in servizio il 17 maggio 1914.
La corrazzata misurava 176 metri in lunghezza e 28 metri in larghezza, per un peso 24.677 tonnellate, armata principalmente da 13 cannoni Vickers-Terni Mod.1909 da 305/46 millimetri, più l’armamento secondario composto di diciotto pezzi 120/50 e altri sedici 76/50.

Era il 2 agosto 1916 quando la Leonardo Da Vinci esplose misteriosamente.
La corrazzata era ormeggiata nel Mar Piccolo di Taranto, verso sera inoltrata cominciò a salire un fumo nero dal deposito munizioni.
Alle 23.40 un’esplosione colpì la nave, le fiamme diventarono un inferno, mentre la corrazzata si piegava su se stessa a causa delle crepe provocate dall’esplosione. In cinque minuti la nave si ritrovò capovolta e l’incendio fece il resto. Il bilancio fu disastroso: 21 ufficiali e 228 uomini dell’equipaggio persero la vita.

Dopo la strage fu aperta un’inchiesta: l’ipotesi fu che si trattò di un attentato austriaco in collaborazioni con dei traditori italiani.
Fra gli indagati anche il comandante della nave, Picenardi, che tra l’altro perse la vita a causa delle ustioni, infatti, fu poi decorato di Medaglia d’Oro al Valor di Marina.
Altri indagati furono il capo furiere Criscuolo, il commissario di Pubblica Sicurezza Cimmaruta e il commerciante Vincenzi, che diventò latitante durante il processo per sparire poi nel nulla.

Qualcuno disse che si trattò di un’esplosione accidentale avvenuta nel deposito munizioni. Ma l’ipotesi più credibile è quella di un sabotaggio per mano austriaca, ideato dall’esperto capitano Mayer, sfruttando l’ignobile complicità di qualche italiano mercenario.

I resti della nave furono rinvenuti nel 1919, ma fu scartata l’idea di ripristinarli, i costi elevati indussero alla decisione di smembrarla e demolirla.
Invece rimase quasi intatto il cofano di bronzo contenente la bandiera di combattimento dell’unità. Questi resti sono tuttora conservati nel Sacrario delle bandiere all’interno del Vittoriano.